Ci troviamo in Irpinia nel cuore verde della Campania
Settembre. I raggi di un sole dolce si fanno strada tra antichi filari e grappoli dorati. Attraversano silenziosi gli eserciti di viti che pettinano, ordinati, i profili dell’appenino campano.
Gli acini, biondi e bruni, tutti abbracciati in grappoli di profumi si lasciano baciare dall’ultimo sole. È quasi giunto il tempo di lasciare la madre terra per diventare vino.
Siamo in Irpinia, nel cuore verde della Campania, una terra dolce e matrigna, generosa e arcigna, una terra che trema e che dona. Fu, infatti, la devastante eruzione del Vesuvio avvenuta diverse migliaia di anni fa che rese il suolo irpino uno dei più accoglienti per i vitigni. I forti venti generati dall’eruzione trasportarono sul suolo irpino i materiali piroclastici che contribuirono alla formazione uno spesso strato di materiale vulcanico perlopiù di natura sulfurea.
Il legame tra zolfo e viti segnò l’evoluzione di un territorio che ancora non sapeva di essere vocato alla viticoltura. La presenza e la disponibilità dello zolfo, soprattutto nel borgo di Tufo, madre patria del Greco di Tufo, diede origine alla cosiddetta tecnica della “zolfatura” e favorì l’esplosione della coltivazione della vite in tutta l’Irpinia.
Con la “zolfatura”, infatti, i viticoltori riuscivano a preservare il grappoli d’uva dai patogeni. Questo accorgimento tecnico determinò un grande sviluppo dei consumi, dell’esportazione e dell’indotto del vino tanto da determinare, fra la fine dell’800 e il primo decennio del ‘900, la nascita della prima ferrovia dell’Irpinia.
La “ferrovia del vino” collegava i migliori e maggiori centri di produzione vinicola delle colline del Sabato e del Calore direttamente con i maggiori mercati italiani ed europei.
A bordo di questo treno storico migliaia di bottiglie hanno portato nei calici di tutta l’Europa i sentori, le essenze e la storia di questo territorio affascinante e misterioso, oggi conosciuto in tutto il mondo per le sue cantine ricche di denominazioni igp, doc e docg.
Sotto la sua terra fertile, in grotte scavate nella roccia friabile, dentro scrigni di vetro riposa il prezioso lavoro dei viticoltori fatto di sacrifici, di passione e di tanto cuore. Il Greco di Tufo, bianco e secco, molto versatile caratterizzato da profumi fruttati intensi e ottima sapidità; il Fiano d’Avellino, equilibrato, fresco e dalle origini antichissime; il Taurasi, detto il barolo del sud, un vino di grande struttura e forte intensità.
Vestire quegli scrigni preziosi e continuare a narrare la storia dell’Irpinia è compito nostro, un privilegio che richiede cuore e pretende tecnica, proprio come la viticoltura. Perché se è grazie a queste che è nato un prestigioso vino, solo così può nascere una prestigiosa etichetta.